Il fattore umano
Oggi, inevitabilmente, siamo costretti a ricorrere più che mai alla comunicazione a distanza. Parliamo con amici, parenti, colleghi via telefono, videochat, videoconferenze, social. Lavoriamo per quanto possibile e per quanto possibile interagiamo tramite questi mezzi.
Fruiamo anche dell'arte. Se non possiamo assistere a concerti, opere, balletti, spettacoli dal vivo, usufriamo di quelli registrati prima della quarantena, rimaniamo in contatto con gli artisti che in isolamento continuano - sempre per quanto possibile - a cantare, suonare, recitare.
Ci sono casi in cui effettivamente queste comunicazioni a distanza sono una risorsa, magari da sfruttare anche in tempi normali, ci sono casi in cui si tratta di soluzioni d'emergenza, provvisorie, imperfette, insufficienti ma necessarie. Ci sono casi in cui, invece, proprio non si possono accettare: non sono necessarie, sono fuorvianti e perfino dannose.
Parlo, per esempio dei concorsi di canto lirico (e in generale di musica classica) on line.
Di concorsi ne ho fatti parecchi nella mia vita: ho lavorato nell'organizzazione, in giuria, in segreteria e ufficio stampa. Insomma, li ho osservati da diversi punti di vista, con passione ed entusiasmo proprio per la loro componente di incontro e confronto diretto, per il grande coinvolgimento umano che comportano.
Da una registrazione inviata on line, inutile dirlo, non si può valutare correttamente un artista e una voce. E' già difficile farlo nello spazio di un'audizione: senza il contatto diretto, il dialogo, l'esperienza dal vivo è impossibile. E, trattandosi di registrazioni effettuate in luoghi e con apparecchi diversi, la competizione già precaria non può nemmeno essere ad armi pari.
Poi, se manca la possibilità di parlare con i candidati, di conoscere un po' chi ci troviamo di fronte, di chiedere e dare consigli, stimoli, scambiare opinioni, qual è lo scopo del concorso? Dov'è la crescita per chi vi partecipa (non solo come concorrente: le mie esperienze in giuria mi hanno dato moltissimo sul piano professionale e umano)? Dov'è la completezza di una valutazione che non deve limitarsi alla classifica finale, ma essere costruttiva per il candidato, deve ricercare non la bella aria da esibire nel concerto finale ma un talento che in prospettiva potrà farsi valere. Sul palco, in teatro, di fronte al pubblico.
Quel che penso l'ho scritto anche qui, con altri dettagli [https://www.apemusicale.it/joomla/terza-pagina/9305-opera-in-quarantena-pars-destruens]. Ma le considerazioni amare servono per altre volte al futuro con speranza e ottimismo. C'è una bella strada da percorrere, ma non passa dai concorsi on line.
Opera in quarantena. Pars Destruens
Dove non arriva lo streaming
di Roberta Pedrotti