Viva Verdi! O no?
Io forse avrò capito male. Io guaio è che di burocrazia e faccende amministrative mi intendo poco: sì, senz'altro avrò capito male. Però, lasciatemi dire la mia sulla faccenda di Villa Verdi.
Vado con ordine.
Maggio 2022. Compare la notizia della messa all'Asta di Villa Verdi a Sant'Agata. I ben noti dissidi fra gli eredi sembrano giunti a un punto di non ritorno. Un breve giro di messaggi, mail, telefonate e nasce una petizione: Salviamo villa Verdi. La firma Alessandro Bonato (verdianissimo e devoto pellegrino dei luoghi dove visse il Maestro), ma formiamo subito un piccolo, forse ingenuo, comitato anche con Stefania Bonfadelli: lo scopo è sollevare il problema, mantenere viva l'attenzione, sollecitare le istituzioni a occuparsi della Villa perché sia un bene pubblico, un museo aperto e la tutela già riconosciuta dal beni culturali corrisponda anche a un interesse diretto dello Stato e degli enti locali e culturali perché sia a tutti gli effetti patrimonio collettivo. Molti aderiscono, molti non rispondono, molti ci invitano alla prudenza, sicuri che non succederà nulla di male, che l'annuncio è solo un falso allarme ma le cose si risolveranno. Sulla buona fede di molti posso mettere la mano sul fuoco, per qualcun altro lascio ai posteri l'ardua sentenza su opportunismo o franchezza di interessamenti tardivi. Ad ogni modo, raggiunte le 10.000 firme, la lettera viene inviata anche in cartaceo al presidente Mattarella. Intanto, il governo cade, sono indette le elezioni e in attesa del nuovo ministro la questione si considera sospesa, in assenza di un interlocutore ai Beni culturali.
Il 31 ottobre 2022 è l'ultimo giorno di apertura di Villa Verdi. La petizione viene rigirata alle soprintendenze locali, alla presidenza e all'assessorato alla cultura della Regione Emilia Romagna e al ministero. Il presidente Bonaccini dichiara l'impegno della Regione e vengono anche effettuati dei sopralluoghi per valutare le condizioni (non ottimali) della Villa. Un gruppo di artisti, fra cui il tenore Francesco Meli e il maestro Riccardo Frizza, organizza un concerto dal titolo Uniti per Verdi per sensibilizzare sulle sorti di Sant'Agata. Altra iniziativa encomiabile, che aiuta a consolidare la partecipazione sia di chi aveva manifestato da subito la sua preoccupazione sia di chi ancora non si era espresso (o, sollecitato, aveva bellamente ignorato il problema): il mondo della musica sembra muoversi sempre di più, sempre più unito, il problema acquista sempre più visibilità. Ricordo che anche Assolirica ha preso posizione e scritto una lettera aperta al ministro, preparandosi, se necessario, a ulteriori iniziative di sensibilizzazione. Arriva a Sant'Agata il ministro Sangiuliano in persona e promette che si prenderà in carico il futuro di Villa Verdi. Attendiamo fiduciosi.
Nel frattempo Villa Verdi è anche candidata come luogo del cuore del Fai. In effetti l'idea di affidarla al Fondo per l'Ambiente Italiano è stata prospettata da molti come la soluzione ideale. Il Teatro alla Scala si fa promotore dell'iniziativa. Sono sempre più gli artisti che lanciano appelli. Le votazioni si sono chiuse il 15 dicembre e i risultati saranno resi noti in febbraio 2023.
Dicembre 2022. Sembra un regalo di Natale: l'annuncio che sono stanziati 20 milioni di euro per Villa Verdi. Peccato che la base d'asta sia stimata oltre i 30 milioni. Ad ogni modo, anche il consigliere ministeriale per la musica, prima di salire sul podio in Senato, proclama all'improvviso di aver sempre avuto a cuore le sorti di Sant'Agata. Speriamo bene.
Febbraio 2023. Il ministero della cultura annuncia in pompa magna il progetto VIVA Verdi per la villa di Sant'Agata. Di che si tratta? Un conto corrente aperto per donazioni e una serie di spettacoli (concerti, recite, prove generali o antegenerali aperte) i cui incassi al netto delle spese di gestione verranno offerti dalle Fondazioni lirico sinfoniche coinvolte. Ho capito bene? Forse non ho capito bene, ma a me sembra proprio che alla fine la proposta del ministero per salvare Villa Verdi sia questa: "Cari teatri, pagatevela voi, se ci riuscite" Ora, posso capire che i fondi anche a Roma scarseggino, ma non mi sembra il massimo dello stile inorgoglirsi per aver permesso ai teatri di offrire i propri incassi alla causa. Ammesso e non concesso che poi si arrivi a racimolare una somma utile: mi permetto di dubitare che lo sbigliettamento al netto delle spese di gestione possa produrre introiti significativi. Poi, se anche fosse, chi si intesterebbe la Villa? L'Anfols (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche) che ha contribuito con questa raccolta fondi, o lo Stato, con la cifra ricevuta dalle Fondazioni lirico sinfoniche quasi a mo' di rimborso del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo: il finanziamento statale a teatri, orchestre, cinema etc)? Viste le finanze non proprio rosee delle nostre istituzioni teatrali e musicali, forse non è chiedere troppo? Ho come l'impressione che il Ministero si sia prefissato di far bella figura con il lavoro degli altri: poca spesa, tanta resa. Ho come l'impressione che per le Fondazioni lirico sinfoniche questa sia stata la classica proposta che non si può rifiutare. Ho come l'impressione che la tutela del patrimonio culturale sia di scarso interesse per lo Stato, che quel che riguarda la musica "se lo paghino i musicisti", e però che ministri e consiglieri possano farsi belli, tronfi e trionfanti per la loro sensibilità alla causa.
Sta di fatto che nella petizione Salviamo Villa Verdi (così come da parte di Assolirica e in altri appelli) si chiedeva un interessamento dello Stato. Il concerto Uniti per Verdi era a ingresso gratuito e aveva lo scopo di sensibilizzare opinione pubblica e autorità competenti. La risposta sembra essere: siamo così interessati e sensibilizzati che vi concediamo di raccogliere fondi per partecipare all'asta. Complimenti.
Ma posso sbagliare. L'ho detto, forse ho capito male o avrò fatto valutazioni errate. Però a me sembra proprio una brutta storia: magari sarà anche a lieto fine, ma come si è svolta non mi è piaciuto affatto.