Universi paralleli
Questa mattina sono uscita. Mi sono infilata una tuta, le scarpe da ginnastica, la mascherina, Semiramide negli auricolari. Ho buttato la spazzatura sotto casa, ho fatto un quarto d'ora di corsetta leggera nel parchetto di fronte. Ho visto una mamma con un bimbo piccolo e una signora con un cane; ho visto un paio di pensionati che scambiavano due parole al sole. Tutti con mascherine, tutti a debita distanza. Tutti attenti e con buon senso, in sicurezza. Possiamo fare poco, è cambiato poco, ma quel poco cerchiamo di apprezzarlo e andiamo avanti un passo dopo l'altro. Ho visto la fase due nella vita reale.
Questa mattina, come ogni mattina, ho dato un'occhiata alla fase due nella vita virtuale. E scopro che, invece, nel magico mondo dei social Fase Due significa essere obbligati a visitare parenti che si detestano e si evitano da anni, significa soffrire improvvisamente di astinenza da birra con gli amici, significa liberi tutti o privazione subdola di ogni libertà, invasione dei runner, supplizio dell'autocertificazione, esegesi del congiunto, urgenza di normalità immediata, terror panico di ogni apertura e possibile ricaduta.
Per fortuna esiste il mondo reale.